Marianna Giromini

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Novara, Vercelli, Verbania

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Bio

Ciao e benvenuto tra le mie righe! Raccontarmi è sempre stata un'impresa difficile per me. Forse perché non mi sono mai davvero conosciuta fino a che non mi sono allontanata da casa e ho iniziato a girare il mondo. Un posto meraviglioso del quale sono innamorata e che molte volte ho desiderato essere meno interessante per potermi permettere di girarlo come vorrei. "Allora, perché non provare a farlo anche con occhi altrui?", mi sono detta un giorno... E così, eccomi qui a dedicare la mia grande passione alla realizzazione dei sogni di chi, come me, non si accontenta di casa, un luogo indubbiamente accogliente e sicuro, ma che proprio per questo ci permette di uscire in esplorazione e tornarvici con una stupenda esperienza in più da annoverare nel nostro album ricordi. Quando non viaggio invece mi tengo in forma. Fisicamente, con del sano sport e del buon cibo (quanto mi piace mangiare!) e mentalmente, con ispiranti letture (storia, cultura, antropologia, sociologia, psicologia, solo per citarne alcuni) e stimolanti conversazioni in ottima compagnia. Non manca poi la passione per la fotografia che mi accompagna in ogni avventura. La musica, di tutti i generi anche se il mio debole è la tecno, ahimè. Le mie adorate piantine che mi colorano la casa, e infine lo studio per non arrugginirmi mai e trovare sempre nuovi spunti di interesse. E tu invece? Cosa mi racconti di te? Cos'è che ti fa venire i brividi e che ti dà le farfalle allo stomaco? Lo vogliamo scoprire insieme, nel tuo prossimo viaggio?

Le mie passioni

Le ultime destinazioni da me visitate

Marocco, un deserto di stelle

Alza lo sguardo. Guarda quante stelle! Tra le mani, ancora il tepore del sole rimasto intrappolato tra i granelli di sabbia e da poco tramontato oltre le dune. Intorno a te, un silenzio calmo e avvolgente. A romperlo, solo il bramito di qualche cammello in lontananza.

Aotearoa. Ai limiti del mondo

Dalla maestosa catena montuosa delle Southern Alps ai magici fiordi di Milford Sound, ogni angolo della Nuova Zelanda è un'opera d'arte della natura. Che tu sia un amante della natura, un appassionato di avventure o un cercatore di cultura, troverai quel che fà per te.

Milford Sound

Nuova Zelanda

Panorami della Nuova Zelanda
#bellezzenaturali #grandipaesaggi #fly&drive #hobbit #signoredeglianelli #grandiregate #Terradimezzo #naturaincontaminata

Il crocevia oro e azzurro

Da sempre oggetto di conquiste e domini, l'Uzbekistan conserva ancora gelosamente e fa sfoggio di tutte le briciole del suo passato. Un luogo dove timidi sorrisi ti accompagneranno tra Madrase, monumenti colossali e Moschee. Un Paese che saprà avvolgerti con la sua cultura, storia e religione.

Tashkent

Uzbekistan

Sulla Via della Seta
#Samarcanda #scoperta #paesilontani #grandiviaggi #grandistorie #mitieleggende #bellezzeculturali

L'impero romano e i suoi confini

La Giordania e il Sacro Romano Impero, sebbene distanti temporalmente e geograficamente, si intrecciano in un ricco arazzo di storia, cultura e religione. Resti iconici come la città di Gerasa o lo scosceso anfiteatro di Amman o i pregiatissimi mosaici di Madaba sono testimonianza unica della vastità dell'influenza di uno dei più grandi imperi mai esistiti.

Giordania

Giordania

Tour di gruppo: la Strada dei Re
#Petra #marmorto
mariannagiromini

NAPOLI. Il presepe partenopeo

Nonostante le prime menzioni risalgano al 1021, è con l'arrivo a Napoli di San Gaetano Thiene nel 1534 che iniziò la tradizione di allestire i presepi nelle chiese e nelle case popolari in occasione del Natale. Nel primo ventennio del Seicento si diffuse il presepio barocco, nel quale le statuine di terracotta furono sostituite da manichini snodabili di legno, rivestiti di stoffe e di abiti. Mentre, l'attuale formato nacque nel 1700 come rappresentazione della natività ambientata nella Napoli dell'epoca e diventando ben presto un vero e proprio inno all’artigianalità del capoluogo campano e uno scorcio alla vita partenopea del periodo. Nel Settecento il presepio napoletano visse la sua stagione d'oro, uscendo dalle chiese dove era oggetto di devozione religiosa per entrare anche nelle dimore dei nobili e dei borghesi che cominciarono a competere tra loro con impianti scenografici sempre più ricercati. Nel corso dei secoli il presepe si è arricchito di moltissima simbologia, in personaggi come Benino o Benito, la lavandaia, il monaco, il vinaio e Cicci Bacco , il pescatore, i due compari, la zingara; e in luoghi, come il ponte, il forno, il pozzo, il fiume, l'osteria. Ancora oggi, il presepe napoletano non è soltanto un simbolo religioso, ma è una vera e propria eredità culturale che identifica la comunità partenopea. Nel periodo che precede le festività, intere famiglie si recano nelle storiche vie dei pastori di Napoli, soprattutto a San Gregorio Armeno, per ammirare il lavoro degli artigiani ed acquistare le statuette realizzate a mano. Oggi, oltre alle classiche statuette dei pastori, la rappresentazione si è ampliata includendo anche personaggi dell'epoca moderna come Totò, politici, attori e calciatori.

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SANTORINI. Le case grotta

La vulcanicità dell'isola fa sì che la composizione del terreno sia un misto di polvere vulcanica, terra e cenere, materiali molto morbidi da scavare ma nello stesso tempo estremamente resistenti. E' così che nel corso dei secoli gli abitanti di Santorini hanno iniziato a scavare le proprie abitazioni in orizzontale all'interno della roccia, dando vita alle tipiche case dalla stretta facciata e dalla grande profondità. Esse si affacciano sulle strette viuzze tramite un muro esterno adornato di porta d'entrata, sovrastata e delimitata ai lati da piccole finestrelle. Nella parte anteriore della casa si sviluppa il salotto, mentre sul retro si trova la camera da letto. La cucina è invece situata solitamente più in basso in un angolo a volta collegato al soggiorno. Il bagno infine è spesso localizzato in un ambiente separato, dall'altra parte del cortile interno. Seppur gli spazi siano minuti ed essenziali nella loro metratura, tutto è studiato al meglio per rendere le case fresche, illuminate e comprese di una riserva d'acqua sufficiente all'utilizzo domestico. Molte di esse sono inoltre dotate di una piccola cantina sotterranea per la produzione del vino, caratterizzata da un'apertura sul tetto dal quale vengono gettati gli acini per la pigiatura. Efficienti nella loro funzionalità e bellissime d'aspetto, le case di Santorini sono davvero una gemma del Mar Egeo sul quale si affacciano eleganti e orgogliose.

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CUBA. I Puros Habanos

I sigari, gli Avana, sono tra i simboli più comunemente associati a Cuba, secondi solo forse a rum e salsa. Sull'isola esistono ben otto manifatture di Avana, responsabili della produzione di marchi come Cohiba, Montecristo e Romeo y Julieta. Ogni marca ha la propria ricetta che caratterizza la "liga" (scelta delle foglie di riempimento) dei propri sigari. Le foglie di tabacco essiccate e fermentate vengono spedite alla "fábrica", dove vengono inumidite, lisciate e private della nervatura centrale. Poi vengono suddivise per dimensione e classificate per colore, struttura e qualità, quindi inviate in "galera" (laboratorio) al "torcedor" che darà vita ai sigari. La prima fase prevede la selezione di foglie di tipo "seco" che vengono avvolte in foglie di tipo "ligero" e "volado". Si forma così un nucleo, a sua volta avvolto in foglie "capotes", che prende forma nel classico siluro. Si passa poi al pressaggio in uno stampo tubulare e all'avvolgimento in un'altra foglia chiamata "capa". Il tutto arrotondato con la "chaveta" (unico strumento utilizzato dal "torcedor") arrotolato in un'ultima foglia e sigillato a un'estremità. La manualità del "torcedor" è fondamentale per assicurare che l'Avana non risulti né troppo stretto, né troppo largo, altrimenti non tirerebbe. Le sue capacità sono tenute in grande conto all'interno della fabbrica e per questo gode spesso di privilegi non concessi ad altri lavoratori. I sigari così composti vengono tagliati della lunghezza desiderata e passano alla fumigatura, al termine della quale gli Avana verranno suddivisi in sei diverse sfumature di colore (dal marrone verdastro al marrone scuro) e confezionati in scatole di legno di pino o di cedro, etichettate con la scritta PUROS HABANOS.

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NUOVA ZELANDA. La cultura del rugby

Il rugby approdò in Nuova Zelanda con la colonizzazione del Paese nel 1840 da parte della Gran Bretagna. Ma già prima dell'insediamento europeo, i Maori, gli originari abitanti dell'isola, usavano praticare un gioco simile chiamato "Kī-o-rahi". E' quindi molto probabile che proprio per la vicinanza tra i due sport i Maori si siano naturalmente interessati al rugby. La prima partita ufficiale in Nuova Zelanda si svolse a Nelson, una città di provincia in cima all'Isola del Sud, nel maggio del 1870, con un pallone realizzato, come si usava a quell'epoca, con vesciche di maiale che una volta gonfiate assumevano una caratteristica forma ovale. Dal 1884, la prima squadra di rugby rappresentativa della Nuova Zelanda (allora chiamata "The Natives") iniziò a recarsi in tournée in Australia, per poi spingersi fino alla madre patria Gran Bretagna, e successivamente anche in Francia e Canada. E fu proprio in questi anni che la squadra cominciò a distinguersi con la performance dell'haka e con l'ormai iconica divisa nera che le ha fatto guadagnare l'appellativo di "All Blacks". L'haka è da tutti riconosciuta come danza intimidatoria contro avversari guerrieri sul campo di battaglia, ma per tradizione rappresenta una cerimonia eseguita sia da uomini che da donne della cultura Maori per una varietà di funzioni sociali come, dare il benvenuto a ospiti illustri, riconoscere grandi successi o occasioni e durante funerali. La prima haka di rugby, Ka Mate, venne eseguita durante il tour di Gran Bretagna e Australia del 1888-89 e da allora il rituale è rimasto invariato, venendo onorato dagli All Blacks con gli stessi rispetto e passione.

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UZBEKISTAN. Cuore pulsante della Via della Seta

La leggendaria "Via della Seta”. La rotta commerciale che univa oriente e occidente, protagonista di uno dei prodotti più preziosi un tempo commercializzati da un'estremità all'altra del mondo. La sua estensione non aveva eguali, costituendo un reticolo terrestre, fluviale e marittimo di oltre 8000km tra l'Europa e l'Estremo Oriente. Il percorso infatti, al contrario di quanto si potrebbe credere, non era unico, ma si snodava in molteplici rami che sfruttavano attraversamenti territoriali più agevoli. Tuttavia, osservando le rotte via terra ci si rende conto di come tutte tendevano a convergere in un unico punto, in una regione ora occupata dallo stato dell'Uzbekistan. Ed è qui infatti che si trovano le più importanti città della Via della Seta, come Samarcanda, Bucara e Khiva le quali, grazie alla loro posizione protagonista nell'Asia Centrale, hanno conosciuto un via-vai di dominazioni. Per citarne alcune: persiani, arabi, mongoli e in epoca più moderna, russi. Il loro splendore architettonico raggiunse il suo picco con l'impero di Timuride (1370-1405 d.C.), condotto dall'ora eroe nazionale Uzbeko, Amir Timur (Tamerlano), sanguinoso conquistatore ed eccellente stratega. A lui si devono alcuni tra i monumenti più colossali e ancora visibili come, il complesso Shakhi Zinda, la moschea di Bibi Khanum o il mausoleo Gur-Emir.

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GIAPPONE. L'hanami e la bellezza dei sakura

In giapponese, "hana" 花 vuol dire "fiori" e "mi" 見 significa "guardare", "osservare". Hanami è quindi il termine con il quale si identifica la tradizionale usanza giapponese di godere della bellezza della fioritura primaverile degli alberi, in particolare quella dei ciliegi, i cosiddetti sakura. La primavera in Giappone è dunque una stagione di profonda riflessione, di fronte alla rinascita della natura nella sua forma più bella e nello stesso tempo più caduca, a ricordare che la fioritura dei ciliegi, così come la vita è meravigliosa ma destinata a finire. L’Hanami è comunque un periodo di profonda gioia, che i Giapponesi amano trascorrere all’aria aperta, seduti comodamente su morbide coperte a degustarsi picnic in compagnia di amici e parenti. I festeggiamenti continuano anche durante la notte, dove l'Hanami cambia il suo nome in Yozakura 夜桜, "ciliegio notturno". Le fasi della fioritura si susseguono in tempistiche differenti nelle varie zone del Giappone a seconda della temperatura e della latitudine. Ogni anno l'Agenzia Meteorologica Giapponese calcola le previsioni di fioritura molto dettagliatamente tenendo conto dei seguenti parametri: le temperature minime registrate in autunno e in inverno, le medie annuali, il livello di crescita degli alberi e le statistiche degli anni passati. Un calcolo preciso e fondamentale per permettere a chiunque di godere dello spettacolo dei ciliegi in fiore.

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AUSTRALIA. Melbourne Cup Carnival Race

Uno dei retaggi storici della cultura anglosassone in Australia sono senza dubbio le corse dei cavalli, nate da antiche fiere bestiame e sviluppatesi poi in vere e proprie occasioni culturali di socializzazione e scommessa, che si sono protratte fino ai giorni nostri. Senza ombra di dubbio la gara ippica più famosa d'Australia è la Melbourne Cup, che si tiene tutti gli anni il primo martedì di Novembre nell'ippodromo di Flemington. L'occasione è talmente sentita da essere stata addirittura istituita festività nello stato australiano del Victoria, di cui Melbourne è appunto capitale. L'evento è un appuntamento mondano al quale non mancano di prenderne parte tutti i maggiori esponenti della politica, dello spettacolo e dell'alta società australiana. Ma non solo. Chiunque, con buon anticipo, può acquistare i biglietti d'entrata e partecipare, oppure scegliere di accontentarsi della diretta TV. La presenza in loco tuttavia richiede un'assoluta eleganza d'abbigliamento e le donne ne approfittano per indossare l'immancabile fascinator, un elaborato e appariscente copricapo ancora molto in voga nella regalità moderna.

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INDIA. Divali, il festival delle luci

Partiamo con le generalità dicendo che il Divali è una delle principali feste religiose dell'Induismo, del Giainismo e del Sikhismo che ricorre annualmente in date variabili tra ottobre e novembre per la durata di 5 giorni. Il termine Divali deriva dal sanscrito दीपावली e significa "fila di luci”, proprio per la sua caratteristica di accendere tante Dipa, le tradizionali piccole lampade a olio di terracotta. Tale tradizione sembrerebbe derivare, secondo la leggenda, dalla festa istituita per il ritorno del re Rama nella città di Ayodhya dopo 14 anni di esilio in una foresta. Si dice che il popolo della città, al ritorno del re, accese file (avali) di lampade (dipa) in suo onore. Da qui il nome Dipavali o più semplicemente Divali. Il Divali si festeggia da oltre 2500 anni ed è festa nazionale in ben 11 Paesi caratterizzati da una forte presenza di popolazione indiana: Fiji, Guyana, Malesia, Mauritius, Myanmar, Nepal, Singapore, Sri Lanka, Suriname e Trinidad e Tobago. Il Divali infine sancisce la fine del periodo dei raccolti, parte dei quali vengono offerti, insieme ad altri omaggi, a Lakshmi, dea della bellezza, della fortuna e della prosperità, nella speranza di ricevere la buona sorte per l'anno successivo. Poter assistere a questo splendido festival è una delle esperienze più meravigliose e toccanti che si possa fare. Musica, colori, sapori, balli, fuochi d'artificio, tutto a celebrare la vittoria della luce sulle tenebre, del bene sul male, in un capogiro di festeggiamenti tra sorrisi e corpi danzanti.

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Ciao e benvenuto tra le mie righe! Raccontarmi è sempre stata un'impresa difficile per me. Forse perché non mi sono mai davvero conosciuta fino a che non mi sono allontanata da casa e ho iniziato a girare il mondo. Un posto meraviglioso del quale sono innamorata e che molte volte ho desiderato essere meno interessante per potermi permettere di girarlo come vorrei. "Allora, perché non provare a farlo anche con occhi altrui?", mi sono detta un giorno... E così, eccomi qui a dedicare la mia grande passione alla realizzazione dei sogni di chi, come me, non si accontenta di casa, un luogo indubbiamente accogliente e sicuro, ma che proprio per questo ci permette di uscire in esplorazione e tornarvici con una stupenda esperienza in più da annoverare nel nostro album ricordi. Quando non viaggio invece mi tengo in forma. Fisicamente, con del sano sport e del buon cibo (quanto mi piace mangiare!) e mentalmente, con ispiranti letture (storia, cultura, antropologia, sociologia, psicologia, solo per citarne alcuni) e stimolanti conversazioni in ottima compagnia. Non manca poi la passione per la fotografia che mi accompagna in ogni avventura. La musica, di tutti i generi anche se il mio debole è la tecno, ahimè. Le mie adorate piantine che mi colorano la casa, e infine lo studio per non arrugginirmi mai e trovare sempre nuovi spunti di interesse. E tu invece? Cosa mi racconti di te? Cos'è che ti fa venire i brividi e che ti dà le farfalle allo stomaco? Lo vogliamo scoprire insieme, nel tuo prossimo viaggio?

Le mie passioni

Marocco, un deserto di stelle

Alza lo sguardo. Guarda quante stelle! Tra le mani, ancora il tepore del sole rimasto intrappolato tra i granelli di sabbia e da poco tramontato oltre le dune. Intorno a te, un silenzio calmo e avvolgente. A romperlo, solo il bramito di qualche cammello in lontananza.

Aotearoa. Ai limiti del mondo

Dalla maestosa catena montuosa delle Southern Alps ai magici fiordi di Milford Sound, ogni angolo della Nuova Zelanda è un'opera d'arte della natura. Che tu sia un amante della natura, un appassionato di avventure o un cercatore di cultura, troverai quel che fà per te.

Milford Sound

Nuova Zelanda

Panorami della Nuova Zelanda
#bellezzenaturali #grandipaesaggi #fly&drive #hobbit #signoredeglianelli #grandiregate #Terradimezzo #naturaincontaminata

Il crocevia oro e azzurro

Da sempre oggetto di conquiste e domini, l'Uzbekistan conserva ancora gelosamente e fa sfoggio di tutte le briciole del suo passato. Un luogo dove timidi sorrisi ti accompagneranno tra Madrase, monumenti colossali e Moschee. Un Paese che saprà avvolgerti con la sua cultura, storia e religione.

Tashkent

Uzbekistan

Sulla Via della Seta
#Samarcanda #scoperta #paesilontani #grandiviaggi #grandistorie #mitieleggende #bellezzeculturali

L'impero romano e i suoi confini

La Giordania e il Sacro Romano Impero, sebbene distanti temporalmente e geograficamente, si intrecciano in un ricco arazzo di storia, cultura e religione. Resti iconici come la città di Gerasa o lo scosceso anfiteatro di Amman o i pregiatissimi mosaici di Madaba sono testimonianza unica della vastità dell'influenza di uno dei più grandi imperi mai esistiti.

Giordania

Giordania

Tour di gruppo: la Strada dei Re
#Petra #marmorto
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NAPOLI. Il presepe partenopeo

Nonostante le prime menzioni risalgano al 1021, è con l'arrivo a Napoli di San Gaetano Thiene nel 1534 che iniziò la tradizione di allestire i presepi nelle chiese e nelle case popolari in occasione del Natale. Nel primo ventennio del Seicento si diffuse il presepio barocco, nel quale le statuine di terracotta furono sostituite da manichini snodabili di legno, rivestiti di stoffe e di abiti. Mentre, l'attuale formato nacque nel 1700 come rappresentazione della natività ambientata nella Napoli dell'epoca e diventando ben presto un vero e proprio inno all’artigianalità del capoluogo campano e uno scorcio alla vita partenopea del periodo. Nel Se...

Nonostante le prime menzioni risalgano al 1021, è con l'arrivo a Napoli di San Gaetano Thiene nel 1534 che iniziò la tradizione di allestire i presepi nelle chiese e nelle case popolari in occasione del Natale. Nel primo ventennio del Seicento si diffuse il presepio barocco, nel quale le statuine di terracotta furono sostituite da manichini snodabili di legno, rivestiti di stoffe e di abiti. Mentre, l'attuale formato nacque nel 1700 come rappresentazione della natività ambientata nella Napoli dell'epoca e diventando ben presto un vero e proprio inno all’artigianalità del capoluogo campano e uno scorcio alla vita partenopea del periodo. Nel Settecento il presepio napoletano visse la sua stagione d'oro, uscendo dalle chiese dove era oggetto di devozione religiosa per entrare anche nelle dimore dei nobili e dei borghesi che cominciarono a competere tra loro con impianti scenografici sempre più ricercati. Nel corso dei secoli il presepe si è arricchito di moltissima simbologia, in personaggi come Benino o Benito, la lavandaia, il monaco, il vinaio e Cicci Bacco , il pescatore, i due compari, la zingara; e in luoghi, come il ponte, il forno, il pozzo, il fiume, l'osteria. Ancora oggi, il presepe napoletano non è soltanto un simbolo religioso, ma è una vera e propria eredità culturale che identifica la comunità partenopea. Nel periodo che precede le festività, intere famiglie si recano nelle storiche vie dei pastori di Napoli, soprattutto a San Gregorio Armeno, per ammirare il lavoro degli artigiani ed acquistare le statuette realizzate a mano. Oggi, oltre alle classiche statuette dei pastori, la rappresentazione si è ampliata includendo anche personaggi dell'epoca moderna come Totò, politici, attori e calciatori.
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SANTORINI. Le case grotta

La vulcanicità dell'isola fa sì che la composizione del terreno sia un misto di polvere vulcanica, terra e cenere, materiali molto morbidi da scavare ma nello stesso tempo estremamente resistenti. E' così che nel corso dei secoli gli abitanti di Santorini hanno iniziato a scavare le proprie abitazioni in orizzontale all'interno della roccia, dando vita alle tipiche case dalla stretta facciata e dalla grande profondità. Esse si affacciano sulle strette viuzze tramite un muro esterno adornato di porta d'entrata, sovrastata e delimitata ai lati da piccole finestrelle. Nella parte anteriore della casa si sviluppa il salotto, mentre sul retro s...

La vulcanicità dell'isola fa sì che la composizione del terreno sia un misto di polvere vulcanica, terra e cenere, materiali molto morbidi da scavare ma nello stesso tempo estremamente resistenti. E' così che nel corso dei secoli gli abitanti di Santorini hanno iniziato a scavare le proprie abitazioni in orizzontale all'interno della roccia, dando vita alle tipiche case dalla stretta facciata e dalla grande profondità. Esse si affacciano sulle strette viuzze tramite un muro esterno adornato di porta d'entrata, sovrastata e delimitata ai lati da piccole finestrelle. Nella parte anteriore della casa si sviluppa il salotto, mentre sul retro si trova la camera da letto. La cucina è invece situata solitamente più in basso in un angolo a volta collegato al soggiorno. Il bagno infine è spesso localizzato in un ambiente separato, dall'altra parte del cortile interno. Seppur gli spazi siano minuti ed essenziali nella loro metratura, tutto è studiato al meglio per rendere le case fresche, illuminate e comprese di una riserva d'acqua sufficiente all'utilizzo domestico. Molte di esse sono inoltre dotate di una piccola cantina sotterranea per la produzione del vino, caratterizzata da un'apertura sul tetto dal quale vengono gettati gli acini per la pigiatura. Efficienti nella loro funzionalità e bellissime d'aspetto, le case di Santorini sono davvero una gemma del Mar Egeo sul quale si affacciano eleganti e orgogliose.
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CUBA. I Puros Habanos

I sigari, gli Avana, sono tra i simboli più comunemente associati a Cuba, secondi solo forse a rum e salsa. Sull'isola esistono ben otto manifatture di Avana, responsabili della produzione di marchi come Cohiba, Montecristo e Romeo y Julieta. Ogni marca ha la propria ricetta che caratterizza la "liga" (scelta delle foglie di riempimento) dei propri sigari. Le foglie di tabacco essiccate e fermentate vengono spedite alla "fábrica", dove vengono inumidite, lisciate e private della nervatura centrale. Poi vengono suddivise per dimensione e classificate per colore, struttura e qualità, quindi inviate in "galera" (laboratorio) al "torcedor" che...

I sigari, gli Avana, sono tra i simboli più comunemente associati a Cuba, secondi solo forse a rum e salsa. Sull'isola esistono ben otto manifatture di Avana, responsabili della produzione di marchi come Cohiba, Montecristo e Romeo y Julieta. Ogni marca ha la propria ricetta che caratterizza la "liga" (scelta delle foglie di riempimento) dei propri sigari. Le foglie di tabacco essiccate e fermentate vengono spedite alla "fábrica", dove vengono inumidite, lisciate e private della nervatura centrale. Poi vengono suddivise per dimensione e classificate per colore, struttura e qualità, quindi inviate in "galera" (laboratorio) al "torcedor" che darà vita ai sigari. La prima fase prevede la selezione di foglie di tipo "seco" che vengono avvolte in foglie di tipo "ligero" e "volado". Si forma così un nucleo, a sua volta avvolto in foglie "capotes", che prende forma nel classico siluro. Si passa poi al pressaggio in uno stampo tubulare e all'avvolgimento in un'altra foglia chiamata "capa". Il tutto arrotondato con la "chaveta" (unico strumento utilizzato dal "torcedor") arrotolato in un'ultima foglia e sigillato a un'estremità. La manualità del "torcedor" è fondamentale per assicurare che l'Avana non risulti né troppo stretto, né troppo largo, altrimenti non tirerebbe. Le sue capacità sono tenute in grande conto all'interno della fabbrica e per questo gode spesso di privilegi non concessi ad altri lavoratori. I sigari così composti vengono tagliati della lunghezza desiderata e passano alla fumigatura, al termine della quale gli Avana verranno suddivisi in sei diverse sfumature di colore (dal marrone verdastro al marrone scuro) e confezionati in scatole di legno di pino o di cedro, etichettate con la scritta PUROS HABANOS.
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NUOVA ZELANDA. La cultura del rugby

Il rugby approdò in Nuova Zelanda con la colonizzazione del Paese nel 1840 da parte della Gran Bretagna. Ma già prima dell'insediamento europeo, i Maori, gli originari abitanti dell'isola, usavano praticare un gioco simile chiamato "Kī-o-rahi". E' quindi molto probabile che proprio per la vicinanza tra i due sport i Maori si siano naturalmente interessati al rugby. La prima partita ufficiale in Nuova Zelanda si svolse a Nelson, una città di provincia in cima all'Isola del Sud, nel maggio del 1870, con un pallone realizzato, come si usava a quell'epoca, con vesciche di maiale che una volta gonfiate assumevano una caratteristica forma ovale....

Il rugby approdò in Nuova Zelanda con la colonizzazione del Paese nel 1840 da parte della Gran Bretagna. Ma già prima dell'insediamento europeo, i Maori, gli originari abitanti dell'isola, usavano praticare un gioco simile chiamato "Kī-o-rahi". E' quindi molto probabile che proprio per la vicinanza tra i due sport i Maori si siano naturalmente interessati al rugby. La prima partita ufficiale in Nuova Zelanda si svolse a Nelson, una città di provincia in cima all'Isola del Sud, nel maggio del 1870, con un pallone realizzato, come si usava a quell'epoca, con vesciche di maiale che una volta gonfiate assumevano una caratteristica forma ovale. Dal 1884, la prima squadra di rugby rappresentativa della Nuova Zelanda (allora chiamata "The Natives") iniziò a recarsi in tournée in Australia, per poi spingersi fino alla madre patria Gran Bretagna, e successivamente anche in Francia e Canada. E fu proprio in questi anni che la squadra cominciò a distinguersi con la performance dell'haka e con l'ormai iconica divisa nera che le ha fatto guadagnare l'appellativo di "All Blacks". L'haka è da tutti riconosciuta come danza intimidatoria contro avversari guerrieri sul campo di battaglia, ma per tradizione rappresenta una cerimonia eseguita sia da uomini che da donne della cultura Maori per una varietà di funzioni sociali come, dare il benvenuto a ospiti illustri, riconoscere grandi successi o occasioni e durante funerali. La prima haka di rugby, Ka Mate, venne eseguita durante il tour di Gran Bretagna e Australia del 1888-89 e da allora il rituale è rimasto invariato, venendo onorato dagli All Blacks con gli stessi rispetto e passione.
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UZBEKISTAN. Cuore pulsante della Via della Seta

La leggendaria "Via della Seta”. La rotta commerciale che univa oriente e occidente, protagonista di uno dei prodotti più preziosi un tempo commercializzati da un'estremità all'altra del mondo. La sua estensione non aveva eguali, costituendo un reticolo terrestre, fluviale e marittimo di oltre 8000km tra l'Europa e l'Estremo Oriente. Il percorso infatti, al contrario di quanto si potrebbe credere, non era unico, ma si snodava in molteplici rami che sfruttavano attraversamenti territoriali più agevoli. Tuttavia, osservando le rotte via terra ci si rende conto di come tutte tendevano a convergere in un unico punto, in una regione ora occup...

La leggendaria "Via della Seta”. La rotta commerciale che univa oriente e occidente, protagonista di uno dei prodotti più preziosi un tempo commercializzati da un'estremità all'altra del mondo. La sua estensione non aveva eguali, costituendo un reticolo terrestre, fluviale e marittimo di oltre 8000km tra l'Europa e l'Estremo Oriente. Il percorso infatti, al contrario di quanto si potrebbe credere, non era unico, ma si snodava in molteplici rami che sfruttavano attraversamenti territoriali più agevoli. Tuttavia, osservando le rotte via terra ci si rende conto di come tutte tendevano a convergere in un unico punto, in una regione ora occupata dallo stato dell'Uzbekistan. Ed è qui infatti che si trovano le più importanti città della Via della Seta, come Samarcanda, Bucara e Khiva le quali, grazie alla loro posizione protagonista nell'Asia Centrale, hanno conosciuto un via-vai di dominazioni. Per citarne alcune: persiani, arabi, mongoli e in epoca più moderna, russi. Il loro splendore architettonico raggiunse il suo picco con l'impero di Timuride (1370-1405 d.C.), condotto dall'ora eroe nazionale Uzbeko, Amir Timur (Tamerlano), sanguinoso conquistatore ed eccellente stratega. A lui si devono alcuni tra i monumenti più colossali e ancora visibili come, il complesso Shakhi Zinda, la moschea di Bibi Khanum o il mausoleo Gur-Emir.
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GIAPPONE. L'hanami e la bellezza dei sakura

In giapponese, "hana" 花 vuol dire "fiori" e "mi" 見 significa "guardare", "osservare". Hanami è quindi il termine con il quale si identifica la tradizionale usanza giapponese di godere della bellezza della fioritura primaverile degli alberi, in particolare quella dei ciliegi, i cosiddetti sakura. La primavera in Giappone è dunque una stagione di profonda riflessione, di fronte alla rinascita della natura nella sua forma più bella e nello stesso tempo più caduca, a ricordare che la fioritura dei ciliegi, così come la vita è meravigliosa ma destinata a finire. L’Hanami è comunque un periodo di profonda gioia, che i Giapponesi amano trascorrer...

In giapponese, "hana" 花 vuol dire "fiori" e "mi" 見 significa "guardare", "osservare". Hanami è quindi il termine con il quale si identifica la tradizionale usanza giapponese di godere della bellezza della fioritura primaverile degli alberi, in particolare quella dei ciliegi, i cosiddetti sakura. La primavera in Giappone è dunque una stagione di profonda riflessione, di fronte alla rinascita della natura nella sua forma più bella e nello stesso tempo più caduca, a ricordare che la fioritura dei ciliegi, così come la vita è meravigliosa ma destinata a finire. L’Hanami è comunque un periodo di profonda gioia, che i Giapponesi amano trascorrere all’aria aperta, seduti comodamente su morbide coperte a degustarsi picnic in compagnia di amici e parenti. I festeggiamenti continuano anche durante la notte, dove l'Hanami cambia il suo nome in Yozakura 夜桜, "ciliegio notturno". Le fasi della fioritura si susseguono in tempistiche differenti nelle varie zone del Giappone a seconda della temperatura e della latitudine. Ogni anno l'Agenzia Meteorologica Giapponese calcola le previsioni di fioritura molto dettagliatamente tenendo conto dei seguenti parametri: le temperature minime registrate in autunno e in inverno, le medie annuali, il livello di crescita degli alberi e le statistiche degli anni passati. Un calcolo preciso e fondamentale per permettere a chiunque di godere dello spettacolo dei ciliegi in fiore.
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mariannagiromini

AUSTRALIA. Melbourne Cup Carnival Race

Uno dei retaggi storici della cultura anglosassone in Australia sono senza dubbio le corse dei cavalli, nate da antiche fiere bestiame e sviluppatesi poi in vere e proprie occasioni culturali di socializzazione e scommessa, che si sono protratte fino ai giorni nostri. Senza ombra di dubbio la gara ippica più famosa d'Australia è la Melbourne Cup, che si tiene tutti gli anni il primo martedì di Novembre nell'ippodromo di Flemington. L'occasione è talmente sentita da essere stata addirittura istituita festività nello stato australiano del Victoria, di cui Melbourne è appunto capitale. L'evento è un appuntamento mondano al quale non mancano d...

Uno dei retaggi storici della cultura anglosassone in Australia sono senza dubbio le corse dei cavalli, nate da antiche fiere bestiame e sviluppatesi poi in vere e proprie occasioni culturali di socializzazione e scommessa, che si sono protratte fino ai giorni nostri. Senza ombra di dubbio la gara ippica più famosa d'Australia è la Melbourne Cup, che si tiene tutti gli anni il primo martedì di Novembre nell'ippodromo di Flemington. L'occasione è talmente sentita da essere stata addirittura istituita festività nello stato australiano del Victoria, di cui Melbourne è appunto capitale. L'evento è un appuntamento mondano al quale non mancano di prenderne parte tutti i maggiori esponenti della politica, dello spettacolo e dell'alta società australiana. Ma non solo. Chiunque, con buon anticipo, può acquistare i biglietti d'entrata e partecipare, oppure scegliere di accontentarsi della diretta TV. La presenza in loco tuttavia richiede un'assoluta eleganza d'abbigliamento e le donne ne approfittano per indossare l'immancabile fascinator, un elaborato e appariscente copricapo ancora molto in voga nella regalità moderna.
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mariannagiromini

INDIA. Divali, il festival delle luci

Partiamo con le generalità dicendo che il Divali è una delle principali feste religiose dell'Induismo, del Giainismo e del Sikhismo che ricorre annualmente in date variabili tra ottobre e novembre per la durata di 5 giorni. Il termine Divali deriva dal sanscrito दीपावली e significa "fila di luci”, proprio per la sua caratteristica di accendere tante Dipa, le tradizionali piccole lampade a olio di terracotta. Tale tradizione sembrerebbe derivare, secondo la leggenda, dalla festa istituita per il ritorno del re Rama nella città di Ayodhya dopo 14 anni di esilio in una foresta. Si dice che il popolo della città, al ritorno del re, accese file (a...

Partiamo con le generalità dicendo che il Divali è una delle principali feste religiose dell'Induismo, del Giainismo e del Sikhismo che ricorre annualmente in date variabili tra ottobre e novembre per la durata di 5 giorni. Il termine Divali deriva dal sanscrito दीपावली e significa "fila di luci”, proprio per la sua caratteristica di accendere tante Dipa, le tradizionali piccole lampade a olio di terracotta. Tale tradizione sembrerebbe derivare, secondo la leggenda, dalla festa istituita per il ritorno del re Rama nella città di Ayodhya dopo 14 anni di esilio in una foresta. Si dice che il popolo della città, al ritorno del re, accese file (avali) di lampade (dipa) in suo onore. Da qui il nome Dipavali o più semplicemente Divali. Il Divali si festeggia da oltre 2500 anni ed è festa nazionale in ben 11 Paesi caratterizzati da una forte presenza di popolazione indiana: Fiji, Guyana, Malesia, Mauritius, Myanmar, Nepal, Singapore, Sri Lanka, Suriname e Trinidad e Tobago. Il Divali infine sancisce la fine del periodo dei raccolti, parte dei quali vengono offerti, insieme ad altri omaggi, a Lakshmi, dea della bellezza, della fortuna e della prosperità, nella speranza di ricevere la buona sorte per l'anno successivo. Poter assistere a questo splendido festival è una delle esperienze più meravigliose e toccanti che si possa fare. Musica, colori, sapori, balli, fuochi d'artificio, tutto a celebrare la vittoria della luce sulle tenebre, del bene sul male, in un capogiro di festeggiamenti tra sorrisi e corpi danzanti.
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